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Storia

Il mulinoFondato molto probabilmente verso la metà del XIV secolo, come casale della Baronia di Fiumara, ne ha seguito le sorti feudali. Nel 1392 il feudo è posseduto da Enrico Sanseverino, erede della famiglia Lauria, fatto uccidere nell'anno 1400 da re Ladislao di Durazzo, il quale passa il feudo a Guglielmo Ruffo di Sinopoli già intestatario di Calanna. Nel 1462 Fiumara, con San Roberto e Calanna, sono tenuti da Bertoldo Carafa, nel 1544, da Diana Benavides de Alarcon, nel 1599, da sua figlia Aldoncia de Francesco. Feudatario nel 1608, è Vincenzo Ruffo Benavides, signore di Sinopoli e Scilla, ma, nel 1643, la baronia passa per vendita a Carlo Ruffo di Bagnara, che la tiene fino al 1806. In quell'anno, per la legge di Giuseppe Bonaparte sull'abolizione della feudalità, la baronia cessa di esistere e si ha l'istituzione di San Roberto come Comune autonomo, nel Circondario di Villa San Giovanni, con Cannitello, Piale, Fiumara, Rosalì, Milanesi, Campo e Catona. Sono centri con i quali ha sempre avuto intensi rapporti per attività produttive e commerciali, perchè punto principale di raccordo fra le aree della produzione aspromontana e i centri commerciali della costa.

Parecchi sono stati i Sanrobertesi che parteciparono ai moti risorgimentali, a partire da quello del settembre 1847, dove li incontriamo fra gli armati organizzati dallo stefanita Giannandrea Romeo e da suo fratello Domenico. Nel successivo 1848, durante la spedizione su Sant'Eufemia, sono presenti l' avv. Cesare Cosoleto, Lorenzo Fulci, i fratelli De Salvo ed altri compaesani; finiranno tutti sotto processo e soltanto le successive amnistie li sottrarranno a gravi pene detentive. Quando arriverà Giuseppe Garibaldi, molti sanrobertesi si arruoleranno nel corpo speciale dei Cacciatori d'Aspromonte.

Quanto ai risvolti civili, nel 1856, com'è ricordato da una lapide ancora sul posto, viene portata dal sindaco Vincenzo Filocamo la prima fontana del paese; nel 1949, utilizzando un impianto allestito dalla famiglia De Salvo, arriva anche l'illuminazione elettrica.

Il terremoto del 1783 aveva lasciato il paese quasi indenne; idem per quello del 1894. Ma lo stesso non avviene nel 1908. All'alba di quel 28 dicembre, le scosse sismiche provocano 404 morti: un terzo della popolazione; le restanti persone sono quasi tutte più o meno gravemente ferite. Il paese è totalmente distrutto, e sarà una colonna della Croce Rossa di Bergamo, occasionalmente inviata fra quelle macerie, a portare i primi, provvidenziali soccorsi.

La parrocchiale di San Giorgio, la cui costruzione risaliva ai primi anni del XVII secolo, è demolita. Al suo posto sorgerà una chiesa baraccata, caratteristica per il suo campanile dotato d'orologio e banderuola di latta per il vento, che ancor oggi si può vedere. La nuova chiesa sarà ricostruita nel 1968.
 

Si suggerisce, inoltre, lo spazio dedicato a San Roberto sul sito Maridelsud (webmaster Nino Calarco), autrice la prof.ssa Veronica Aretini, visibile cliccando su questo testo.

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